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Pastorale della Comunicazione

LA QUALITÀ DELLA PAROLA CRISTIANA

A Roma uno dei luoghi più visitati, dopo san Pietro e il Colosseo, è la "bocca della verità" a santa Maria in Cosmedin, dove - secondo la tradizione - inserendo la mano essa verrebbe tagliata in caso appartenesse a un bugiardo. Le foto si sprecano su quell'immagine pagana, ma pensandoci un po' la parola che ciascuno di noi proferisce per comunicare qualcosa può essere più o meno vera o piuttosto più o meno conveniente.

Nel IV-V secolo fu soprannominato "bocca d'oro" un padre antiocheno, Giovanni Crisostomo, per la sua capacità oratoria e per il contenuto delle sue predicazioni rivelative di una profonda conoscenza dell'interiorità umana. Il contatto diretto con il popolo gli permetteva di parlare della vita cristiana, esortando i fedeli a prestare attenzione sull'effetto della parola.
"Se stai catechizzando qualcuno, parlagli dell'argomento; altrimenti taci. Se la tua parola è condita con sale, anche se cade su un'anima che si lascia facilmente trasportare, ne comprime la frivolezza; e anche se cade su un'anima aspra, ne leviga la durezza. Sii cortese, non inopportuno; ma neppure debole: abbi serietà insieme con piacevolezza. Cerchiamo piuttosto quel che dobbiamo fare e quel che dobbiamo dire per piacere a Dio".

A conclusione dell'epoca patristica in Occidente, il monaco Gregorio Magno divenuto papa nel 590, educò il popolo a vivere la sua vocazione secondo l'ordine assegnatoli dal Signore: ai coniugati si addiceva la vita attiva, ai monaci la vita contemplativa e ai chierici una vita mista di preghiera e servizio. A tutti veniva raccomandata grande attenzione ai discorsi:
"I discorsi oziosi sono parole al vento; spesso infatti quando non si frena la lingua dai discorsi inutili, si arriva senza accorgersene fino a rimproveri stolti e temerari. Si comincia col non badare alle parole oziose, si giunge a quelle dannose; prima si trova gusto a parlare dei fatti altrui, poi si comincia a mordere colle detrazioni la loro vita e qualche volta si prorompe in aperte contumelie. Da questo nascono stimoli all`ira, risse, odio, e si estingue la pace del cuore.
Può accadere che, per la grande paura di peccare, finiamo per tacere più del necessario, e mentre incautamente fuggiamo i difetti della lingua, dentro di noi cadiamo in mancanze più gravi. Spesso infatti, col nostro silenzio esagerato, dobbiamo soffrire in cuore una grave loquacità di pensieri, che ribolliscono con tanta più violenza, quanto più restano stretti dal nostro indiscreto tacere; e spesso prendono più campo appunto perché sono sicuri che nessuno li può riprendere dall`esterno. Così qualche volta la mente insuperbisce del suo silenzio e guarda come imperfetti quelli che sente parlare, mentre tiene chiusa la bocca del corpo, non si rende conto che coll`insuperbire apre la porta ai vizi".

E' vero che oggi si scrive poco rispetto al passato. La corrispondenza epistolare è ridotta al minimo, pur avendo a disposizione sistemi di comunicazione "in tempo reale" per grandi distanze. In compenso si parla molto di più, anche se l'ascolto diventa significativo dopo una selezione di messaggi. Se volessimo interrogare gli antichi cristiani, permettendo loro di "guardare" i nostri sistemi di comunicazione, ci raccomanderebbero di scegliere parole e discorsi capaci di rendere buoni e veri coloro che parlano e quelli che ascoltano. (A. SCARNERA)

Encontro da pastoral da Comunicaçäo Realizado em Santarem - PA - BRASIL

La qualità della parola cristiana

  

 

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