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L'ANNUNCIO DI GESÙ CRISTO NELL'AMAZZONIA ORIENTALE
Aspetti storici e prospettive pastorali         Indice


 

Cap. II

TESTIMONIANZA MISSIONARIA SULL'AMAZZONIA (6)

( 6) Intervista a p. Lino Simonelli, Pime,
realizzata nel mese di agosto del 2000 a Macapá, capitale dell'Amapá - Brasile


II.1 Missionari del Pime

II.2 Conoscenza del nuovo campo di evangelizzazione

II.3 Nuove prospettive missionarie


 

II.1. Missionari del Pime

"Il primo gruppo del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) era formato da quattordici missionari, e arrivò nell'allora Territorio Federale dell'Amapá nel giugno del 1948 nell'illusione di fare evangelizzazione, conformemente agli obiettivi del nostro Istituto, in un mondo pagano tra gli indios.

Era talmente sconosciuta la regione amazzonica dell'Amapá, che persino il console brasiliano a Milano non sapeva che facesse parte del Brasile".
Aggiunge padre Lino Simonelli: "Immaginino la nostra delusione, quando al nostro arrivo in questa terra lontana, sconosciuta, trovammo ad aspettarci il Governatore Janary Nunes e altre autorità.

Tra queste spiccavano delle 'voluminose' signore dell'Apostolato dell'Orazione, adornate di vistose strisce di tela. Di indios nemmeno l'ombra.


Che cosa fare? Ingoiando nel 'silenzio il rospo', non ci rimaneva altro che affrontare la realtà così come era.

L'Asia, in particolare la Cina, aveva chiuso le sue frontiere ai missionari stranieri: un sogno che si era perduto, scomparso.

Ma ci convicevamo che tutto ciò era soprattutto una richiesta diretta del Papa affinché le vecchie Chiese del mondo soccorressero la Chiesa nell'immenso Brasile".

 

II.2. Conoscenza del nuovo campo di evangelizzazione

Il primo passo che hanno tracciato i missionari del PIME è stato quello di conoscere il più possibile il nuovo campo di evangelizzazione.

Quindi, messa mano all'opera, hanno subito ampliato l'umile casetta di legno dove alloggiavano, costruita dagli eroici missionari della Sacra Famiglia. Nei sopralluoghi missionari non tardarono le scoperte:

  1. Fatte salve alcune eccezioni, la famiglia praticamente non esisteva. Specialmente nelle periferie, le unioni illeggittime erano comuni. Allora subito hanno posto come priorità la catechesi, che era svolta in tutti i momenti dell'azione pastorale.
    Poi, attraverso un'azione caritativa e assistenziale, hanno cercato di costruire un buon rapporto di amicizia con la gente del posto. Entrando nelle case hanno incentrato le loro attenzioni catechistiche sui bambini, accattivandosi sempre più le loro simpatie. Potevano così indirettamente contribuire a ricostruire un tessuto familiare normale e da qui sarebbe poi partita la base necessaria alla vita cristiana.

  2. I primi missionari del PIME sono arrivati in un tempo caratterizzato dalle famose associazioni religiose.
    Loro hanno costatato che di fatto esisteva solo l'apostolato dell'orazione.
    Per cui si sono dati da fare ad organizzare il gruppo delle "Figlie di Maria", la "Cruzada eucaristica infantile", la congregazione mariana degli uomini.
    Avevano spiegato a "suon di ritmi" gli impegni che ognuno doveva portare avanti e soprattutto come dovesse essere testimoniato il tutto.
    L'opera iniziale è stata finalizzata ad "una radicale purificazione di mentalità, di vita e di fede"..
    Hanno capito che era estremamente necessaria un'azione purificatrice per poter evangelizzare.
    Il primo obiettivo furono le donne dell'apostolato dell'orazione perché erano, secondo p. Lino Simonelli " sempre pronte ad un facile armistizio con qualsiasi tipo di superstizione, quando non ne erano entusiastiche alleate".
    Di fronte a questi scenari non esitarono ad intraprendere iniziative radicali fino ad arrivare anche ad indire "il giorno solenne del giuramento contro lo spiritismo".
    Nell'occasione tutte le "pie donne" riunite nella chiesa parrocchiale, dovettero, una ad una, giurare pubblicamente contro tale pratica.
    Dice p. Lino, ricordando quei momenti, che si era quasi emozionato di fronte a tanta franchezza e schiettezza nel proclamare il solenne giuramento.
    "Al termine della cerimonia - prosegue l'anziano padre - mi si accostò il sacrestano e mi bisbigliò all'orecchio, quasi a voler render più segreta la sua affermazione, che quel giuramento per loro, le donne, non aveva nessun significato".
    Allora per correggere il tiro che cosa fanno? Ripropongono il tutto però cambiando formula per evitare ogni ambiguità.
    "Carissime signore, coraggio! Ognuna dica: che una saetta mi spacchi in due, se mi coinvolgo nello spiritismo e - mi confessa il buon padre - nemmeno tra i ghiacci dell'Antartide si sarebbe tremato tanto".
    Tutto ciò è comunque valso la pena.
    Le stesse donne poi son diventate le responsabili della liturgia, delle orazioni comuni che si facevano più spesso, delle ore di adorazione al Santissimo Sacramento o delle veglie che duravano tutta la notte.

  3. Per le "Figlie di Maria" e i giovani adolescenti appartenenti alle famose "Cruzadas" il punto debole era la danza.
    "Il brasiliano nasce ballando e l'allegria è fonte di poesia" prosegue il missionario.
    Però il tipo di danze che avevano trovato, specialmente nei villaggi dell'interno, a detta degli stessi missionari, erano completamente immorali.
    Infatti inziavano alle dieci di sera e si concludevano il giorno seguente quasi sempre con un'orgia.
    Il peggio era, secondo loro, che nella maggior parte dei casi con questi festeggiamenti si celebrava il patrono della comunità o si svolgevano al termine delle messe per l'occasione di un qualche diploma conseguito nella scuola.
    Allora i missionari tutti concordi presero delle decisioni drastiche: non si sarebbe celebrata più nessuna S. Messa o altre celebrazioni religiose dove avrebbe seguito il ballo.
    Per le "Figlie di Maria" e anche coloro che appartenevano alla "cruzadas", il solo fatto di assistere, vedere i balli, comportava l'espulsione dalle loro associazioni.
    Solo dopo aver versato lacrime di vero pentimento, eventualmente, venivano riammessi.
    Sebbene i padri si domandassero se in ciò vi fosse mancanza di inculturazione, oggi non hanno dubbi nel dire che si è trattato di combattere in difesa della morale cristiana. Anzi, ritengono che questa loro durezza e il rigore nell'azione pastorale, pian piano, è stata ben compresa e apprezzata.
    C'è stato, pure, un anno in cui non si è festeggiato nemmeno il carnevale a Macapá, una città allora di 3500 abitanti.
    Le giovani, infatti, fedeli ai missionari, avevano vissuto l'evento in modo totalmente diverso: tra la preghiera, giochi e qualche cibo speciale, divertendosi egualmente, senza nessuna indecenza.
    I pionieri del Vangelo si sono sentiti tanto soddisfatti da considerare tale fatto quasi quanto un miracolo per il Brasile.
    Sotto la responsabilità delle "Figlie di Maria" e delle maestre vi era l'insegnamento del catechismo.
    Alle maestre dei villaggi della foresta e dintorni era affidato ogni mese un progetto dattiloscritto di catechesi, che alla fine di ogni trimestre, quando andavano in città per gli incontri di aggiornamento didattico indetti dal governo locale, verificavano con un sacerdote.
    In città era un po' diverso: gli stessi sacerdoti seguivano il catechismo dei bambini e degli adulti.
    Avevano diviso la città in vari punti e i missionari andavano di casa in casa, percorrendo tutta la piccola città (non dimentichiamo che contava solo 3500 abitanti).
    In questo modo avevano la facilitazione di conoscere un po' tutti e di instaurare un rapporto d'amicizia con la gente, quindi, come son soliti dire quei vecchi missionari, "i protestanti erano sgominati, non avevano più spazio!".
    Però in poco più di 50 anni, Macapá da 3500 abitanti è balzata a quasi 400.000 abitanti, obbligando a strategie ben differenti e complicando lo stesso rapporto diretto con la gente.
    E così questi vecchi missionari commentano tristi la perdita annuale di una media di 600.000 cattolici brasiliani che passano alle sette.
    Sentono una certa delusione nel vedere come oggi l'evangelizzazione non abbia più l'efficacia del passato, ovvero come loro erano abituati ad agire. Secondo loro, tutto ciò accade perché c'è principalmente una grande ignoranza religiosa, e sembra di assistere, oggi più che mai, ad una certa passività da parte delle persone di Chiesa nell'affrontare tale problema.
    Anzi, propongono: "perché non creare dei gruppi itineranti di catechisti?"

  4. Per seguire i ragazzi e i giovani avevano pensato subito di organizzare degli oratori sullo stile milanese.
    Questo era dovuto al fatto che i missionari responsabili della gioventù erano di provenienza lombarda, e tendevano a trasferire nella loro azione pastorale missionaria l'esperienza avuta nella loro terra natia.
    Riconoscono come queste attività abbiano dato immediatemente frutti.
    Così sono nati in seguito gli scout cattolici e le prime squadre di calcio, ripetendo, incredibilmente, i nomi delle stesse grandi squadre italiane.
    Veramente era la Chiesa il centro della società, in quanto tutte queste organizzazioni non si incontravano altrove.
    Questa loro attività, che vedeva il punto centrale nella Catechesi, venne persino elogiata dallo stesso Papa in occasione della visita ad limina dell'allora vescovo mons.
    Aristide Pirovano. In seguito a ciò e ad un clima quasi euforico di evangelizzazione nacque l'Associazione della Dottrina Cristiana, precorritrice di quello che, più tardi, sarebbe il Centro Catechistico della Diocesi.

  5. Uno strumento importante per l'evangelizzazione di allora è stata la filodrammatica.
    I primi spettacoli a Macapá furono un saggio di vera arte. P. Lino : "Non abbiamo avuto difficoltà a capire che le ragazze avevano un'inclinazione speciale per ciò".
    Belle operette in tre atti, tradotte dall'italiano, che dopo una preparazione che facevano ogni giorno per mesi, debuttavano. Le famiglie erano sempre presenti.
    Lo stesso governatore dell'allora Territorio Federale dell'Amapá, Janary Gentil Nunes, era presente sempre in prima fila con la sua moglie, e alle volte, raccontano i missionari, era talmente emozionato che non poteva trattenersi dal salire sul palco per abbracciare l'attrice principale del momento.
    Il teatro aveva successo e questo era un altro modo per richiamare la gente alla Chiesa, trasferendo i nuovi valori cristiani.
    Questo tipo di fare missione per loro, missionari pionieri, era un modo di evangelizzare "l'uomo totale", senza troppi fronzoli e schiamazzi di slogans.
    Quando costruivano una capella, subito era eretta accanto ad essa una bella scuola, alle volte con molte aule.
    Queste scuole, oggi, sono tutte affittate al governo.
    Riconoscono che hanno lavorato molto e con molta dedizione alla causa del Vangelo, naturalmente senza entrare in maniera tanto sottile nei metodi e nei sistemi.
    Hanno capito fin dall'inizio che i mezzi di comunicazione erano determinanti ai fini dell'evangelizzazione.
    Così subito hanno dato il via all'installazione di una emittente radiofonica: la Radio Educatrice.
    È stata di grande utilità, ma poi, per motivi amministrativi e incomprensioni interne, hanno dovuto svenderla.
    E così è avvenuto pure per il giornale diocesano, 'La voce cattolica', che è andato bene per un periodo e poi è stato chiuso. Dicono i missionari che così sono andati avanti fino al Concilio Vaticano II, da dove è arrivato un grande 'scossone' e un appello per un'intensificata e rinnovata evangelizzazione.

 

II.3. Nuove prospettive missionarie

Tutte le Chiese particolari si sono sentite chiamate in causa a dare una risposta incisiva sul piano dell'evangelizzazione.

Il Brasile, attraverso la C.N.B.B. (Conferenza Nazionale Episcopale del Brasile), ha presentato l'importante e realista Piano Partecipativo, il cui obiettivo era : "Agire e crescere con il popolo", abbandonando o riducendo progressivamente tutta la struttura ancora dipendente "all'agire per il popolo".

Nascono da queste nuove prospettive, linee programmatiche ben definite, come:

a) la formazione degli agenti di pastorale;
b) la nascita delle Comunità Ecclesiali di Base (CEBs).

Circa le CEBs, tutti sanno le grandi difficoltà e differenze di vedute nell'accompagnare lo sviluppo della loro presenza nel tessuto ecclesiale.

Dove sono state installate conformemente alle linee stabilite dal piano comune, a partire dalla formazione di agenti di pastorale, si può liberamente dire che sono più che mai vive, mentre dove sono state improvvisate esiste solo il nome della comunità.

Ad ogni modo la realtà delle CEBs, nel bene o nel male, ha stimolato una maggiore collaborazione tra il clero e i laici, animando, vitalizzando le celebrazioni liturgiche.

Soprattutto le Messe e le celebrazioni comunitarie della Parola mostrano l'importanza della comunione e partecipazione nel fare Chiesa.

Pian piano, col passare degli anni, la Chiesa in Macapá si è arricchita di nuove esperienze per testimoniare il Vangelo.

Una costante presenza della televisione, soprattutto a livello locale, ha permesso, attraverso la pastorale della gioventù, una maggiore sensibilizzazione religiosa nell'ambito giovanile.

Oggi la diocesi gestisce la ritrasmissione del canale cattolico, "Rede vida".

I vecchi missionari, dopo la lunga esperienza pastorale, ritengono importante scommettere sempre di più sui giovani e sui movimenti cattolici per rendere più viva la Chiesa.

Quello che invece più li sconcerta è la catechesi moderna, che è un vero insuccesso.


Infatti in molte parrocchie, dicono, essere catechisti è semplicemente sfogliare un libretto e balbettare alcune frasi in un raduno di bambini, mentre gli adulti difficilmente sanno ribattere agli attacchi delle sette religiose o protestanti.

A loro parere c'è la mancanza di una catechesi sempre più motivata e fondata sui valori biblici e della tradizione cristiana.

Sono venute meno la chiarezza e la sinteticità delle affermazioni catechistiche.

Ci vuole più praticità, esattamente quello che nel passato loro avevano.

Ritengono che l'aumento delle sette sia dovuto fondamentalmente a questo motivo, in quanto la catechesi oggi, rispetto al passato, non è sistematica e manca della sua essenzialità popolare per difendere la propria fede.

 

 

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Apresentaçäo do livro " Homilética e comunicaçäo"Nova Igreja na Amazonia

Libro:" L'annuncio di Gesù Cristo nell'Amazonia Orientale"

 

 

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