CLAUDIO PIGHIN'S COMMUNICATION AREA                        clpighin@claudio-pighin.net

Primo sito dedicato esclusivamente alla
comunicazione nell'Evangelizzazione

Home 

Autor

Informações

Livros/Textos

Vídeos

Hospedes

PASCOM

Links

ApogeOnline

News

  


Copyright © 2003 PASCOM

 

  Livros - Textos

IL MONDO DELLA COMUNICAZIONE DI FRONTE ALLA PRIMA EVANGELIZZAZIONE

I MEZZI CI IMPONGONO ULTERIORI E CONTINUE RIFLESSIONI PER CAPIRE LE NUOVE MENTALITÀ CULTURE

ANÁLISE DE CONTEXTO


IL MONDO DELLA COMUNICAZIONE
DI FRONTE ALLA PRIMA EVANGELIZZAZIONE

Um vecchio missionario, p.Lino Simonelli del Pime (Pontificio Istituto delle Missioni Estere)di 85 anni, tuttora in missione alle foci del rio delle Amazzoni dal lontano 1948, così si è espresso :"Senza dubbio, ciò che agli inizi ci sembrava come qualcosa di miracoloso, oggi è uma realtà in continua ascesa. Il cammino dei mezzi di comunicazione, da quei tempi ad oggi, è stato immenso. Oggi, possiamo entrare in contato com tutto l'universo: possiamo comunicare allo stesso tempo com milioni di persone. L'"andate per il mondo intiero e annunciate" di Gesù avrebbe , forse, risparmiato alcuni dei duri e esaustivi viaggi all'apostolo Paolo, senza rinunciare per questo al singolare valore, nella misura possibile, del contato diretto."
La Chiesa, responsabile di evangelizzare, è consapevole di che evangelizzare è comunicare e evangelizzare bene è comunicare bene. Lei sempre si è appoggiata ai mezzi di comunicazione delle varie epoche , nonostante che nemmeno sempre, in ogni luogo, com sufficente zelo e preparazione.
Così aggiunge p. Lino :" Quando, nel 1948, il Pime há accettato sua missione l'allora Territorio federale dell'Amapà- Brasile, i mezzi di comunicazione erano molto rudimentali.
Per affrontare le distanze, um alto falante gracchioso, posto in alte torri, era il massimo. Nelle Chiese i microfoni erano, quasi sempre, uma vera disgrazia. Ma si riusciva a capire qualcosa. Per informare la società degli avvenimenti generali si sfruttava uma emittente radio del governo locale. Istintivamente, il cervello di noi missionari si trasformava in uma fucina di invenzioni. Eccone alcuni esempi.
Ci si chiedeva como avere um contatto com le periferie?
Solo contatto diretto, di casa in casa. Armati di um campanello, si dava l'avviso. I cani ( sempre i primi), bambini e pure gli adulti si riunivano all'ombra di um albero o all'entrata di uma casa e così si iniziava il catechismo. La situazione migliorò quando il semplice campanello è stato sostituito da uma potente tromba in Sibemolle. I suoi suoni, alle volte, um pò indecorosi all'inizio, com la pratica sono arrivati a trasmettere melodie apprezzabili: único problema i cani, che non sopportando le note acute, univano alla musica i loro tritissimi lamenti."
E come raggiungere la foresta e la campagna?
" Visto che era impossibile avere contatti costanti com le comunità disperse lungo la foresta abbiamo approffitato delle maestre delle elementari dei villagi. A loro facevamo capo tutto ciò che era l'insegnamento del catechismo. Armati di ciclostile (il computer dell'epoca), preparavamo le lezioni settimanali di catechismo e le consegnavamo alle maestre. Con le quali mantenevamo um continuo contatto per prepararle. Poi um altro mezzo che ci há dato molto successo sono state le operette teatrali. La gente rimaneva incantata."
Oggi il progresso nelle comunicazioni sociali è tale da dar vertigini. Allora ci chiediamo:
Il mondo delle comunicazioni che cos'e'? Certamente uma domanda obbligatoria per um processo di comprensione del fatto. E' necessario oltre tutto fare pure uma considerazione : il mondo delle comunicazioni in contesto ben preciso che e' quello missionario. Nessuno puo' negare che il mondo missionario sempre há agito com mezzi di comunicazione nel senso piu' lato del termine: scuole, libri, mezzi di trasporto, altoparlanti, ecc..Infatti ne abbiamo avuto la conferma pure dall'anziano missionario,p.Lino Simonelli.
Che cosa vuol dire tutto questo?
Gli evangelizzatori mai si sono sottratti agli aiuti mass-mediatici e quindi non si vede il perchè alle volte certe resistenze di certi missionari alle innovazioni tecnologiche dei mezzi di comunicazione. Io credo che certe collocazioni negative avvengono per il fatto di uma mancanza di conoscenza. Infatti noi vediamo come il missionario è stato preparato, quali mezzi gli sono piu' confacenti e allora agisce tranquillamente e com un certo dominio.Si sente a suo agio. Ma dove gli sono sconosciuti ecco allora la sua insicurezza dimostrata in critiche, alla volte spietate, contro i mezzi di comunicazione odierni, facendo addiritura campagne dal pulpito com slogans di questo tipo "spegni la TV per essere più cristiano". Questo significa che il fatto non e' dato dall'avversita' ai nuovi mezzi ma si dal fatto che gli sono profondamenti sconosciuti. E' uma questione puramente di conoscenza. Quindi il mondo missionario, uma volta che conosce i meccanismi dei nuovi mezzi, nè sa valorizzare, perche' non puo' tirarsi indietro all'urgenza dell'evangelizzazione che la sente propria.
Infatti il missionario si trova sempre in territori dove si sta iniziando uma vita di Chiesa, o è molto Giovane. Per cui il numero esiguo di missionari fa si che il ricorso ai vari mezzi possa essere um utile aiuto all'urgente evangelizzazione. Non è uma novità vedere come molti missionari si prodigano tanto per far fronte all'urgente testimonianza evangelica. E inoltre come meglio sfruttare questi nuovi linguaggi per integrarli ad uma efficace evangelizzazione.
L'uso dei mezzi di comunicazione nell'azione evangelizzatrice sono i più svariati. Vediamo alcuni.
Um missionario, p. Lino Zucchi, Saveriano, há scoperto quanto è necessaria uma riflessione a piccoli gruppi com um linguaggio tipo multimediale. Così há organizzato e realizzato uma mostra itinerante composta di uma ventina di manifesti, di tipo molto artigianale, che illustrano la tematica da affrontare volta per volta. Fà i contati com i gruppi comunitari delle parrocchie e stabilisce il locale, il giorno e la ora per fare uma previa presentazione della mostra. In quel momento i partecipanti cercano di capire il messaggio, facendo le possibile domande, a partire di ciò che stanno vedendo, per capire ogni linguaggio che è stato esposto. Una volta terminato, tutti se ne vanno a casa per poi ritornare la settimana successiva per assistere alla riflessione condotta dal p. Lino. I partecipanti, che non superano mai um numero di 35, si soffermano per un'ora, dando seguito ad ulteriori chiarimenti com proposte propositive. Segue poi l'orazione conclusiva composta da un salmo tratto dalla Bibbia. Questo mezzo, usato per evangelizzare da parte di p. Lino, aiuta ad avere um contatto direttamente com la persona e dove questa persona si sente coinvolta direttamente. È più facile, in questo caso, che l'individuo si senta a suo agio, perché è lui che agisce e non subisce solo. Un mezzo, come in questo caso la mostra itinerante, può permettere um processo formativo dove l'essere umano è attore e non um semplice spettatore.
Altro esempio. Siamo nella diocesi di Abaetetuba. Nella periferia c'è uma semplice comunità dove si riunisce domenicalmente per celebrare i suoi incontri di preghiera in uma capella fatta parte in muratura e parte in legno. Mi ricordo, um bello giorno, quando fui lezionare um corso di liturgia affinchè fosse sempre più comunicativa, um gruppetto di giovani mi ha preso in disparte, e mi ha invitato alla loro cappella, che si trovava a pochi passi, per vedere la loro televisione che avevano da poco installato. Ad um primo momento sono rimasto um pò sorpreso come mai uma comunità, così povera, aveva tanti denari per mettere uma TV in uma cappella. I ragazzi ben animati, nell'entrare, mi indicano a destra, la parete di legno, bem a lato dell'umile altare. C'è um buco rettangolare coperto da um vetro. Poi si dirigono dietro la stessa parete e fanno scorrere uma tendina e accendono la luce ed appare um ragazzo prima e poi uma ragazza, in primo piano, com um microfono, dicendo com uma certa solennità e espressività: "Signore e signori, siamo giunti alla fine della nostra orazione domenicale, ora abbiamo degli avvisi importanti da darvi..." Naturalmente mixato com um brano musicale di fondo. È la televisione in diretta.
Com questo metodo, mi dicevano, le persone che partecipano alle celebrazioni domenicali non sono più tentate a lasciare la cappella prima del tempo, ma rimangono fino alla fine. Infatti, "quando non avevamo escogitato questo tipo di comunicazione la gente arrivata alla fine della celebrazione se ne andava senza ascoltare gli avvisi. Ora, invece, rimangono fino all'ultimo avviso,e per di più soddisfatti."
Il metodo che sono riusciti, nella loro semplicità, riesce ora a intrattenere tutti fino alla fine. È evidente che il linguaggio televisivo è ormai nella testa di tutti, per cui non possiamo tapparci gli occhi e la mente cercando di ignorare tale realtà. Quella semplice comunità dell'Amazzonia há capito benissimo la logica della sua gente, e com um processo molto semplice e povero è riuscita ad andare incontro all'esigenze della sua gente. Adeguandosi a um nuovo tipo di mentalità, che è quella audiovisiva.
Ormai, la televisione è presente ovunque, anche nei posti più lontani della foresta. Sarà che è totalmente neutra?
È comune sentire dire che la televisione non insegna, ma la gente impara molte cose. Si nota che i bambini, ora, sono più svegli e questo lo si attribuisce alle tante ore che i fanciulli assistono i programmi televisivi. E solo per ricordare alcuni dati ottenuti attraverso uma inchiesta realizzata negli Stati Uniti tra il 20 di aprile e il 18 di maggio del 1999, mostra che il 48,2% dei bambini americani há um televisore nella sua stanza da letto e i giovani assistono uma media giornaliera di 4 ore e mezzo la televisione. La televisione , il computer e i video games sono sempre più presenti nel mondo familiare secondo questa quarta inchiesta annuale del Centro Pubblico di Politica Annemberg dell'università della Pensilvania. Conclude la "ricerca" che i bambini dedicano molto più tempo agli audiovisivi che agli impegni scolastici, ridotti ad 1 ora e 14 minuti. Com questo si capisce che la TV non há nessuna autorizzazione per insegnare, ma questo non vuol dire che non abbia nessuna capacità educativa. Per cui da qui possiamo capire come quanta gente di Chiesa affronti il tema televisione cercando di eleminarlo invece di aproffittarne per l'azione evangelica. Sapendo poi che agiscono completamente all'opposto di ciò che dicono. Infatti nella loro privatezza ne fanno uso tale da condizionare il loro modo di pensare e agire senza rendersene conto.
Uma cosa importante è che la televisione riesce a spuntarla com ogni pulpito perché comunica a livello emotivo. Mentre gente di Chiesa comunica a livello tradizionale razionale. Quindi come fare questo interscambio tra l'emotivo e il razionale? E la comunicazione può avvenire in quanto ciò succederà. Quindi, partire dall'aspetto emotivo, attraverso interazioni, per sfociare a uma capacitá riflessiva-razionale. Oggi non possiamo piú parlare di mass media in um processo di evangelizzione separato di tutto um contesto socio-ecclesiale.

 


Mezzi di comunicazione nell'Amazzonia orientale

È un'area che comprende circa 1milione e 400.000 kmq.
In generale predominano i mezzi stampati come giornali,bolletini e tabloidi. In tutte le diocesi e prelature servono questi mezzi per diffondere le proprie idee e attività affinchè possano raggiungere tutte le comunità anche le più disperse della foresta. Nella stessa linea,le parrocchie si concentrano nella realizzazione di um semplice bolletino, generalmente, com periodicità mensile che serve a diffondere le attività pastorali e le promozioni festive parrocchiali. Questi lavori sono fatti da volontari.Sono poche le circoscrizioni ecclesiastiche che hanno persone contrattate legalmente per um lavoro specifico della comunicazione.
Al riguardo ai mezzi stampati è importante mettere in rilievo due giornali. Il primo - Voz de Nazaré - settimanale della basilica di Nazaret - Arcidiocecesi di Belèm, è distribuito praticamente in tutte le diocesi e prelature della regione orientale dell'amazzonia.Possiamo dire che è il giornale più importante della Chiesa nella regione.L'altro giornale, com dimensioni molto minori, è - O Cabano- della Prelatura di Óbidos, nella regione bassa Amazzonia. La sua circolazione va oltre la stessa Prelatura. L'importanza di questi giornali è dato dal fatto che hanno pubblico più svariato e che va oltre a quello stesso ecclesiale. Le prelature di Cametá, Marajó, Xingu e Itaituba possiedono bollettini mensili di poca espressività. Il pubblico di questi stampati si riducono ai parroci o lideres delle comunità ecclesiali di base .
Circa la Radio, nonostante sia uno strumento di comunicazione che più apassiona la gente dell'Amazzonia ed há um grande potere di accesso alla regione, possiamo dire che le Chiese locali investono di modo molto aprossimativo e inadeguato al mezzo specifico. È comune, da alcuni anni, le cosidette radio popolari, di semplici altoparlanti. In tutte le diocesi ci sono. Generalmente funzionano nei campanili esistenti o in altri luoghi parrocchiali o comunitari, com um semplice studio diretto da laici.
Um altro spazio radiofonico che sta per diffondersi nella regione è il mezzo conosciuto come radio comunitaria. Conforme la legislazione brasiliana, le radio comunitarie hanno um raggio di copertura bem limitata, com um'area limitata di um raggio uguale o inferiore a mille metri, iniziando dalla stazione trasmittente, destinate a servire uma determinata area di um quartiere, um piccolo villaggio o uma località bem piccola. Le radio comunitarie rappresentano un mezzo efficace a servizio della democratizzazione della comunicazione. Negli stati del Parà e Amapà già ci sono più di 40 radio che hanno sollecitato la loro approvazione nel Ministero delle Comunicazioni dopo che è stata riconosciuta la legge che regola la libera radiodiffusione comunitaria. Le parrocchie sono in prima fila nel richiedere allo stato l'uso di tale frequenze radiofoniche.
La radio più importante, della regione amazzonica orientale, è fuor di dubbio Rádio Rural AM di Santarém com più di 33 anni di esistenza, poi c'è la Rádio Educadora di Bragança che è della stessa epoca e la Rádio Nazaré FM dell'arcidiocesi di Belém che è uma esperienza recente e che già presenta risultati soddifacenti. È bene ricordare che nella stessa regione, la diocesi di Macapà aveva uma emittente radio e che per motivi amministrativi non há saputo mantenerla e l'há praticamente svenduta, ed ora sta cercando di installare un'altra.
In relazione all'aspetto televisivo possiamo dire che è ancora insignificante la presenza della Chiesa nella nostra regione. Esiste uma preoccupazione di realizzare dei ponti di retrasmissione del canale cattolico nazionale Rede Vida. Alcune diocesi hanno già raggiunto lo scopo, altre stanno concentrando ogni energia per tale fine. Possiamo dire che si spendono molti soldi per trasmissioni che le Chiese locali, di tale area, sono dei semplici spettatori. Questo in quanto i ponti di retrasmissione non possono organizzare e produrre programmi locali. Uno dei punti, allora, che faccio presente alle Chiese della regione amazzonica orientale è la seguente : "Come pretendete organizzare uma emittente televisiva quando non sapete realizzare uma santa Messa domenicale nelle TV locali, spazio gentilmente donato da queste emittenti?

 


Quanto si spende con i mezzi di comunicazione

Infelicemente, il poco che si investe, a livello finanziario, nella dinamica della comunicazione è quasi esclusivamente nei mezzi. Per produrre um bollettino mensile di quattro pagine, bianco e nero, com uma tiratura di 500 copie, uma diocesi o prelatura spende in media di 80 a 100 dollari. È il mezzo più a buon mercato e che richiede minori sforzi tecnici. In generale sono prodotti da laici, sacerdoti e suore nella base del volontariato e per cui com poca o senza nessuna formazione tecnica al riguardo. L'único giornale, VOZ di NAZARÈ, spendono mensilmente circa 6000 dollari per la confezione e amministrazione del prodotto. Mentre per la stampa è tutto donato dalla famiglia Maiorana, detentrice del più importante giornale del nord e nord est del Brasile, O LIBERAL.
Quanto all'aspetto radiofonico si spende poco in uma radio popolare.
Per montare uma radio comunitaria spendesi in media 1300 dollari. Le diocesi che hanno delle emittenti radio, generalmente, si mantengono com entrate proprie di pubblicità, promozioni e aiuti che provengono dall'estero.
Ci sembra evidente che la televisione sfidi le diocesi e prelature. Nel desiderio di acquisire e installare um semplice ponto di retrasmissione per uma grande città si arriva a spendere da 200.000 a 600.000 dollari. La tradizione della regione ecclesiale amazzonica orientale, nell'aspetto della comunicazione, sempre há investito nei mezzi della comunicazione, se pur in maniera alle volte non molto profissionale. Le diocesi e prelature di piccola statura spendono in media, annualmente, da 7000 a 40000 dollari, senza considerare il mezzo televisivo. Mentre l'arcidiocesi come Belem, città bem più grande, può arrivare ad um bilancio annuale a partire da 950.000 dollari.
Considerando, pertanto, la realtà di queste circoscrizioni ecclesiastiche e identificando nuove sfide, il settore delle comunicazioni sociali della CNBB Nord 2 há elaborato um progetto, com la durata di tre anni, di formare lideres, affinchè studino e diano sempre più consistenza a um programma di Pastorale della Comunicazione nella Chiesa. In questo senso il settore della comunicazione cerca di preparare persone che non si riducano a saper solo usare i mezzi, ma anche conoscere la loro complessità e a saper recepire i loro messaggi, cosa che le Chiese locali della regione sembra che poco si preoccupano.
Per questo obiettivo la pastorale della comunicazione della CNBB Nord2 há previsto uma spesa di 61000 dollari che sono repartiti tra le varie diocesi e prelature com finalità esclusive di formazione. Naturalmente è stata formulata uma strategia affinchè potesse garantire il buon esito dello stesso. Um progetto elaborato non dall'alto ma a partire dalle basi. Quindi abbiamo compiuto um'analisi della realtà esistente a livello di comunicazione e dei mezzi di comunicazione. Avuto il quadro della situazione , abbiamo formulato proposte per le diocesi e prelature ed elaborato um progetto e uma strategia di lavoro, sottomettendo il tutto ai vecovi della regione episcopale, i quali ne hanno riconosciuto l'importanza e la validità di um processo di pastorale della comunicazione. Riconosciamo che è grandissima la tentazione, magari com l'intenzione di contrastare le sette che imperversano soprattutto nell'ambiente urbanistico, di voler moltiplicare i mezzi di comunicazione per raggiungere um maggior numero di persone. Ma avere più mezzi non sempre significa evangelizzare di più, alle volte è il contrario. I mezzi sono importanti, però più importante è conoscere il processo di comunicazione e saperlo condurre in modo da comunicare veramente.
Infatti il primo luglio del 1999 abbiamo iniziato nella periferia della metropoli Belem, Amazzonia, Brasile, um corso di formazione per professionisti della comunicazione, in particolare dando attenzione a giovani che non hanno la possibilità di accedere all'università. Fino a dicembre dello stesso anno, in um totale di 740 ore di lezioni, hanno il necessario per diventare professionisti in campo radiofonico, televisivo, giornalistico, e perciò di essere in grado di produrre, ad esempio, il proprio giornale locale alternativo a quelli già in diffusione o um qualsiasi programma radio-televisivo. L'iniziativa intende essere a servizio della Chiesa ma anche della società, per il fatto che contribuirà alla lotta contro la disoccupazione e risponderà quindi agli obiettivi della campagna quaresimale di fraternità di 1999 della Chiesa in Brasile, " Senza lavoro, perchè?".

 


Quante persone lavorano nei mezzi di comunicazione?

La maggioranza delle diocesi e prelature non há persone che lavorano con um contratto di lavoro legalizzato. Sono persone che si sentono coinvolte per la novità e il fascino dei mezzi, e per cui dedicano uma parte del loro tempo nella base del volontariato o per um'offerta saltuaria. In questo modo si può constatare che ci sono dei periodi che vi sono molte persone impegnate ed in altri momenti si riducono a uma o due o poco più persone. Verificasi, quindi, la non costanza dell'impegno di coloro che si responsabilizzano nella conduzione dei progetti e pure, alle volte, l'improvvisazione, della cosidetta "ultima ora", degli stessi .

 


I MEZZI CI IMPONGONO ULTERIORI E CONTINUE RIFLESSIONI PER CAPIRE LE NUOVE MENTALITÀ CULTURE

Si vede um certo scollamento tra l'uso della parola del missionario e la realta dei destinatari soprattutto quando sono giovani. La grande difficoltà è capire la nuova mentalità che è rappresentata, in modo speciale, daí giovani. Questa mentalità è oramai diffusa ovunque. Non scappa nessuna cultura, anche la più remota del suolo terrestre.
Mi ricordo, nella visita che ho fatto alla Guinea Bissau in occasione della realizzazione di um documentario televisivo, in um incontro di giovani nel paese di Bubaque, arcipelago dei Bijagos, nel corso di uma semplice e improvvisata conferenza mi sono piovute diverse domande che però facevano capo alle trasmissioni televisive delle telenovelas brasiliane. Al che ne sono rimasto altamente stupito come dei giovani lontano da tutto e da tutti, è bene ricordare che è um arcipelago in mezzo all'oceano, e pure di um certo progresso (C'era qualche televisore solo nel paese e il resto della regione era completamente sprovveduto) erano interessati in trasmissioni televisive del tutto estranee alla loro realtà. Come erano riuscite a intaccare il loro interesse della loro quotidianità di villaggio, e siano riusciti a varcare i loro proprii confini. Mi sono chiesto che cosa há fatto per suscitare tanto interesse, in quei giovani, il mondo televisivo brasiliano. Infatti sapendo che io lavoravo come missionario in Brasile, hanno ritenuto che potevo fornirle maggior notizie su come si svolgono queste telenovelas. Quindi la loro preoccupazione non è stata di conoscere la vita della Chiesa in Brasile, ma bensì come si svolge la vita, se così possiamo dire, "sociale" dei brasiliani. Quindi um semplice televisore há incominciato a introdurre interessi del tutto estranei alla vita di quei giovani. E il loro mondo, benché isolato geograficamente, era collegato com altri mondi e modi diferenti di essere. Mi ricordo che la loro attenzione era tale da non sentire uma mosca in sala. Forse nessuna lezione di catechesi non era seguita com tanto interesse come quella mia testimonianza sulla TV brasiliana. Infatti il padre missionario del Pime che là risiedeva me lo confermava. Oramai l'aria culturale che si respirava pure in quella piccola e povera nazione,la Guinea Bissau, non era più la stessa. Um semplice televisore há modificato gli interessi della gente. Il mezzo televisivo há permesso di sconfinare i propri confini, pure dei poveri. Gli há permesso di "sognare" oltre le loro esperienze e la loro cultura.
Allora mi sono chiesto:"come reagisce l'azione missionaria di fronte queste trasformazioni culturali?".
In dicembre di 1998 ho partecipato all'incontro nazionale dei settori di comunicazione delle regioni episcopali del Brasile, promosso dall'ufficio nazionale delle comunicazioni sociali della stessa. Sono comparsi poco meno della metà. Di questi, solo uma regione episcopale sta facendo um lavoro di pastorale della comunicazione, mentre gli altri si sono limitati a fare uma pastorale dei mezzi di comunicazione. Quindi possiamo dire, tra quelli che non si sono ancora organizzati e tra quelli che si limitano a fare um'azione specifica com i mezzi, che la Chiesa in Brasile, per esempio, non sta conducendo um processo di comunicazione, ma si limita ad um aspetto della comunicazione che sono i mezzi. È uma visione molto reduttiva della comunicazione che sfocia necessariamente in azioni di breve durata, senza tra l'altro raggiungere l'obiettivo primordiale che è comunicare.
È chiaro che chi conduce tale ufficio há la massima responsabilità in quanto non riesce a articolare com idee chiare in che consiste PASTORALE DELLA COMUNICAZIONE perchè pure lui, forse, non há capito tale processo. Quindi sarà molto difficile che si faccia uma pastorale comunicativa, ma bensì tante attività per riempire um paliativo comunicativo. Quindi la gente ci segue ma non ci capisce, oppure semplicemente se ne va per altri destini.
Alla fine del mese di giugno del 1999 mi trovavo in Tucurui, uma città a più di 300 Km di Belem, capitale dello stato del Parà. Uma città trasformatasi com la famosa stazione idroelettrica sul fiume Tocantins. Appartiene alla circoscrizione ecclesiastica della Prelatura di Cametà. Per l'appunto, mi sono recato in quel luogo per realizzare um corso di comunicazione di come realizzare uma santa Messa via televisione e radio. Ho scoperto che questa Messa era seguita pure in luoghi distanti dove non c'era la luce e che il sacerdote si reca uma volta all'anno. Ed allora ho saputo, per esempio, che uma comunità aveva um televisore e lo accendeva com la batteria della barca di proprietà di um inegrante della stessa. Così tutte le domeniche alle ore 10 e 15 si predispongono a formula di circolo intorno al televisore e accompagnano la s. Messa. Quindi il sacerdote si comunica direttamente com loro tutte le domeniche. Mi riferivano, pure, com quale attenzione seguano il sacrificio eucaristico. Uma autentica comunità animata da um televisore. Nell'amministrare le lezioni ho tenuto conto di tutto ciò, considerando pure questo tipo di pubblico. "Quando stiamo celebrando, dicevo al gruppo responsabile della trasmissione, teniamo conto di questa gente che ci accompagna? E allora cerchiamo di fare dei canti che possono pure loro cantare, leggere in maniera semplice e accentuata e tradurre certe parole non facili per persone che non hanno accesso agli studi. Aiutiamo a partecipare con gesti, che non possano vivere da vicino, l'offertorio, la comunione...Qualsiasi cosa che stiamo facendo durante la Messa pensiamo sempre a loro che stanno dell'altra parte del televisore e sforziamoci di vederli perché il nostro messaggio è troppo importante e deve arrivare fino a loro."
Tra le tante iniziative che sono sorte poi è da distaccarsi l'avviso alla fine della S. Messa, di chiedere al pubblico che mandasse letterine chiedendo intenzioni di preghiera o ricordare qualche evento speciale. Questo è stato um modo per cionvolgere sempre di più la gente e le stesse comunità alla S.Messa celebrata attraverso la televisione.

In um incontro di Pascom (Pastorale della Comunicazione Sociale) della diocesi di Ponta de Pedras - foci del rio delle Amazzoni- è stato rivelato che il 90% della popolazione urbana assiste la televisione mentre il 10% ascolta la radio. Invece la popolazione che abita nella campagna o nella foresta avviene al contrario e cioè il 90% ascolta la radio e il 10% assiste la TV. Sottolineano pure che la gente della campagna sta comprando sempre più antenne paraboliche, aumentando così l'usuario della TV pure nella zona rurale. Si fa notare che in luoghi dove non c'è la luce si improvvisano delle batterie per far funzionare uma TV com l'antenna parabolica. Circa l'uso dei giornali è ridotto ai minimi termini, um dato approssimativo dal 2% al 4% ne fanno uso. Questo quanto rappresenta il mondo sociale di uma parte dell'arcipelago del Marajò circa i Mass Media: TV, Radio e giornali. E circa la Chiesa, rappresentata dalla diocesi di Ponta de Pedras, quali Mass Media detiene?
Facendo uma lettura rapida della loro realtà siamo giunti a concludere che la preferenza ai media "giornali" sta in primo posto. Infatti quase tutte le parrocchie hanno um bollettino o um semplice giornale nella sede della diocesi. Al secondo posto c'è la radio, dove prevalgono due radio comunitarie che hanno um potere di raggiungere um raggio di 1km., ed ora stanno organizzandosi per installare uma emittente radio FM educativa diocesana.
Osserviamo che la Chiesa, in questo caso, usa mezzi mediatici che la società li pone in ultimo posto. Infatti la gente legge sempre di meno, però la Chiesa da priorità a mezzi stampati ( Infatti quasi tutte le parrocchie hanno um giornale o bollettino). Ma ciò che fa più pensare è che tutti questi mezzi hanno um loro modo di pensare e di agire. Ognuno possiede um suo condizionamento. Ebbene in questo caso la TV fa la parte del leone e quindi gli altri mezzi si adeguano a lei. Per cui i destinatari della Chiesa prima di essere fedeli della Chiesa sono fedeli della TV. La Chiesa, pertanto, si trova in secondo piano e la sua voce è sempre messa in ombra dalla TV.
Ci chiediamo : serà che quella Chiesa capisce i suoi destinatari? Conosce seriamente le persone a cui annuncia la buona notizia? Intende il modo di ragionare e agire dei suoi fedeli a partire da questi condizionamenti televisivi? È presente nella vita della gente o semplicemente si adegua al mondo e ad um semplice consumo senza interloquire per poter recepire um nuovo modo di pensare e agire dell'essere umano? Infatti uomini di Chiesa agiscono perfettamente quanto la gente. Preferiscono la TV ma danno priorità al mezzo stampa nel loro agire della loro azione pastorale.
Uma delle nostre preoccupazioni, come settore delle comunicazioni della regione episcopale, è aiutare, pertanto, i nostri missionari perchè siano più presenti nei mass media e nel modo giusto, scoprire e sfruttare le nostre capacità. Molti obiettano: noi non siamo fatti per questo, non siamo capaci, non abbiamo il coraggio, ecc.
Altri si lanciano senza paura nei più svariati mezzi di comunicazione e pensano solo a fare, senza curarsi del modo. Così da uma parte si resta inoperosi, dall'altra si fa all'insegna dell'improvvisazione, col rischio di non essere efficaci e compromettere il messaggio prestabilito. Ora, ai primi io rispondo che non è questione di essere capaci o meno; anzitutto bisogna credere in quello che siamo, allora non si avrà paura di "vendere il prodotto", cioè di testimoniare chi siamo. È da lì che nasce uma forte e autorevole comunicazione. Ai secondi voglio ricordare che è necessaria e doverosa uma specifica preparazione. Il nostro sapere non si riduce a quello che abbiamo appreso nel passato, ma è sempre um divenire circoscritto nella conoscenza data da tante circostanze epocali. Come dice padre Lino Simonelli "noi siamo alle volte um pò troppo avventurosi e facilitoni nel fare comunicazione".
Noi parliamo troppo senza conoscere realmente i nostri recettori, le loro situazioni, condizioni di vita, e il nostro messaggio vola sopra le teste. Abbiamo speso fiumi di parole e alle volte siamo rimasti com um pugno di mosche in mano. È l'inneficacia della parola.
Mentre vediamo cosa dice il profeta Isaia:"Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata."
Spostandosi in Asia, e più precisamente in India, p.Puludindi Premanandam, missionario del Pime, dice che, nella sua diocesi di Eluru, tra l'altro abbastanza povera, i mezzi per evangelizzare non vanno oltre agli stampati e alle proiezioni di filmati durante le catechesi e le riunioni dopo le sante messe. La maggior parte dell'opera missionaria si dedica in costruzioni di chiese, scuole e centri sociali di assistenza. Questo rivela come i mezzi specifici di comunicazione sono cosiderati, praticamente, come un corollario dell'azione missionaria per renderla, forse, più attraente. L'importanza del messaggio che Dio ci affida per la salvezza dell'essere umano non basta che sia semplicemente annunciato. Il linguaggio della comunicazione há criteri propri che vanno rispettati, tenuti presenti anche soprattutto da coloro che si pongono al servizio della Parola. In questo contesto, è importante che colui che evangelizza sappia e conosca bene, ad esempio, la grammatica dei vari linguaggi comunicativi odierni.

 


ANÁLISE DE CONTEXTO

1. Contexto Nacional:

A Sociedade brasileira está vivendo uma época crítica. A crise econômica e a crescente dependência externa tem colocado o país à beira de uma desordem social sem precedentes na história. A longo prazo a sobrevivência do Brasil depende da solução que for encontrada pelos segmentos sociais populares, ou seja, depende de uma aliança popular. Porém a crise maior que paira sobre a sociedade brasileira, não está relacionada somente a essa conjuntura difícil, nem mesmo à crise econômica, mas a algo mais profundo: auto-estima, valores, destino, identidade diante de si e do mundo. De forma consciente ou não seremos cada vez mais chamados a tomar decisões, num ou noutro sentido, que dizem respeito a uma pergunta decisiva: Afinal, o Brasil tem sentido?
O processo histórico da transição da colônia de ontem para a nação de amanhã foi interrompido por uma revolução burguesa passiva que transformou o Estado brasileiro em instrumento exclusivo de defesa de seus mesquinhos interesses de classe, consolidando o regime burguês como um regime anti-nacional, anti-social e anti-democrático. A aspiração da sociedade brasileira de se constituir como Nação encontra-se, portanto, bloqueada.
No plano econômico, o bloqueio se traduz na reversão a um tipo de dinâmica característico do estágio anterior à industrialização. Não se trata evidentemente de uma volta ao modelo primário-exportador pré 1930. Os tempos são outros e o Brasil é outro. Significa contudo, regredir ao tempo em que o dinamismo principal da economia era o mercado internacional. Em outras palavras: os impulsos mais importantes do desenvolvimento estão imigrando do mercado interno para o mercado internacional. Daí se origina uma lógica de acumulação que torna a economia mais vulnerável e dependente.
No plano da posição do Brasil, a interrupção do processo de construção nacional significa a redução do país a um estatuto neocolonial. E, no plano social, ela provoca aumento da exclusão nas relações sociais e consequentemente a explosão da barbárie no quotidiano da vida dos brasileiros.
Desde o começo dos anos 80 o desemprego vem crescendo. No Brasil, o quadro é dramático. 20% da população economicamente ativa esta desempregada. De cada 20 trabalhadores, 04 estão desempregados. Entre os jovens este índice pode alcançar ate os 50%. Isto e, de cada 20 jovens, 10 estão desempregados. É um problema estrutural que atinge principalmente os países que adotam um modelo econômico similar ao do Brasil, voltada para o mercado externo, com altas taxas de juros e com a moeda nacional indexada ao dólar. O desemprego por sua vez gera outras forma de exclusão. São as pessoas que sobram na organização do sistema.
O Brasil uma das tecnologia de comunicação mais avançada do mundo, porém, pesquisa feitas recentemente dizem que no ano 2000, o Brasil terá uma massa de 42 milhões de analfabetos.
A Igreja no Brasil, principalmente a partir do Vaticano II, Medellin, Puebla e Santo Domingos tem feito uma opção preferencial pelos pobres. As Diretrizes da CNBB expressas nos seus documentos, mas recentemente, o Projeto Rumo ao Novo Milênio dão conta de que a nova evangelização tem considerar os problemas da sociedade moderna.
A Igreja procura identificar novos modos para anunciar a proposta salvifica do Reino. Se por um lado há um esforço de inculturacão, notadamente nos meios culturais indígenas e caboclos, desbravando rios, florestas e povoados distantes; existe a urgência de entrar no mundo da cidade, da urbanização, das novas linguagens, da "babel", que se prolifera nos meios juvenis. Como falar para essa nova geração do audiovisual? São perguntas que Igrejas se faz e procura descobrir no cotidiano da atuação eclesial.
A Igreja no Brasil procura, dessa forma, interpretar os novos elementos simbólicos que emergem com o processo de globalização. Esta evidente nos documentos da CNBB nacional que e preciso compreender as mudanças patrocinadas pelo neoliberalismo e pela nova condição pós-moderna. Sem compreender esses novos modos de Evangelização, o missionário da Igreja no Brasil não e capaz de evangelizar nestes novos tempos.

 


2. Contexto Amazônico:

Mas da metade da população da Amazônia reside nas cidades. Das 298 cidades existentes em 1991, 146 tinha, até 5 mil habitantes, 137, entre 5 mil e um até 50 mil, e apenas 15 cidades tinha mais de 50 mil habitantes. Por outro lado nesta 15 cidades maiores mora mais da metade da população urbana da região, mas precisamente, 56,1% (Doc. Igreja na Amazônia,1997).
Além de considerarmos que não há aqui na Amazônia um povoamento regular, temos que ainda falar não de uma região amazônica, mas de várias Amazônias. Algumas não foram atingidas pela "modernização" e a dimensão de tem e espaço são estabelecidas a partir de outras dinâmicas que não são os grandes projetos.
Às cidades dessa Amazônia chega-se pelo rio e delas é possível se contemplar uma paisagem cujo o limite é o reencontro das paralelas no horizonte em que o céu e as águas parecem se abraçar. A paisagem citadina avista-se ao longe, aparecendo aos poucos, preguiçosamente aos olhos de quem se aproxima, sem pressa de chegar. Quase sempre o primeiro sinal é a torre da Igreja, tão distante que até parece nunca ser alcançada. Assim vista a maioria destas pequenas cidades situadas às margens dos rios se constituem numa "pausa repousante da monótona sucessão de matas que cobrem as margens do rio Amazonas.
A essas cidades pequenas e médias, localizada a beira de rios frutuosos, soma-se alguns conglomerados urbanos denominados de metrópoles (Belém e Manaus) que apresentam um retrato diferente da Amazônia. Aqui nesta região não temos somente a beleza exuberante da fauna e da flora. Arranha-céus já roubam, muitas vezes, o olhar dos viajantes que aqui chegam. A Amazônia não é feita só de matas e jacarés. A modernidade chegou aqui. Essa talvez seja a Amazônia que pouco se conhece para os que nunca aqui pisaram.
De forma similar podemos imaginar a população. Há apenas "índios" e "caboclos" na Amazônia? Muitos ainda ousam dizer que sim. Porém na Amazônia se convive com os mais variados grupos étnicos possíveis. Japoneses, Polacos, Italianos, Gaúchos, Paulistas,... temos que fazer um esforço para compreender essa mixagem populacional em nossa querida Amazônia.
Acredito que para o missionário que vêm à Amazônia e/ou está nessa região é preciso entrar, viver e compreender esse mundo. É preciso inculturar-se. Tem que haver um encontro cultural onde valores novos são construídos a partir da vivência e da experiência cultural dos que aqui estão.

 


2.1 Panorama Geral do Regional Norte 2:

O Regional Norte 2 ( Pará e Amapá) é um dos 17 Regionais da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB), envolve a Arquidiocese de Belém, as Dioceses de Santarém, Abaetetuba, Macapá, Ponta de Pedras, Bragança, Marabá e Conceição do Araguaia e as Prelazias de Cametá, Xingu, Óbidos, Itaituba e Marajó. A região possui uma população equivalente a cerca de 6. 042. 783 habitantes, distribuídos em cerca de 1. 343.565 Km2, portanto com uma densidade geográfica baixa.
As distâncias são imensas, o que dificulta a articulação e a organização da Igreja no Regional. Existem Prelazias, como a do Xingu, uma das maiores do mundo, que pode-se caminhar até 278 Km para encontrar um povoado. A cidade mais populosa é Belém com mais de 1 milhão de habitantes.
Neste cenário de grandes distâncias e numa região onde os meios e vias de transportes são precários, torna-se necessário para o bom desenvolvimento do trabalho pastoral um planejamento estratégico que supere essas barreiras e possibilite o intercâmbio e a interação das várias experiências pastorais.
Baseados neste contexto, a CNBB Regional estabeleceu uma divisão por áreas para facilitar a execução das atividades. Área I (Cametá, Abaetetuba, Ponta de Pedras, Bragança, Belém, Macapá e Marajó); Área II ( Conceição e Marabá); Área III (Xingu, Óbidos, Itaituba e Santarém).
O Regional Norte 2 abrange os Estados do Pará e Amapá, com uma Arquidiocese, sete Dioceses e cinco Prelazias. É ainda uma região estritamente missionária: Dos 15 bispos, 11 são de origem estrangeira e a maioria é religiosa. O clero é também constituído em mais de 75% de religiosos oriundos de fora.

Textos

Il mondo della comunicazione della comunicazione di fronte alla prima evangelizzazione

L'influsso del Mass-Media e il loro corretto uso

Uomini o macchine?

La spiritualità del comunicatore

Fr. Bernardo Cansi e a catequese

Audiovisiual e catequese

La sfida di Internet

New Humanity

P. Bruno Cosme, Missioni estere di Parigi, Chiesa oggi.

Mensangem ao povo de Deus no CAM2 (Congresso missionário americano)

Apresentaçäo do livro " Homilética e comunicaçäo"Nova Igreja na Amazonia

Uomini o macchine?

La spiritualità del comunicatore

Fr. Bernardo Cansi e a catequese

Audiovisiual e catequese

New Humanity

P. Bruno Cosme, Missioni estere di Parigi, Chiesa oggi.

Mensangem ao povo de Deus no CAM2 (Congresso missionário americano)

 

 

Pensiero del giorno