IL
MONDO DELLA COMUNICAZIONE DI FRONTE ALLA PRIMA
EVANGELIZZAZIONE
I
MEZZI CI IMPONGONO ULTERIORI E CONTINUE RIFLESSIONI PER
CAPIRE LE NUOVE MENTALITÀ CULTURE
ANÁLISE
DE CONTEXTO
IL
MONDO DELLA COMUNICAZIONE
DI FRONTE ALLA PRIMA EVANGELIZZAZIONE
Um vecchio missionario, p.Lino Simonelli del Pime
(Pontificio Istituto delle Missioni Estere)di 85 anni,
tuttora in missione alle foci del rio delle Amazzoni dal
lontano 1948, così si è espresso :"Senza dubbio,
ciò che agli inizi ci sembrava come qualcosa di
miracoloso, oggi è uma realtà in continua ascesa. Il
cammino dei mezzi di comunicazione, da quei tempi ad
oggi, è stato immenso. Oggi, possiamo entrare in
contato com tutto l'universo: possiamo comunicare allo
stesso tempo com milioni di persone. L'"andate per
il mondo intiero e annunciate" di Gesù avrebbe ,
forse, risparmiato alcuni dei duri e esaustivi viaggi
all'apostolo Paolo, senza rinunciare per questo al
singolare valore, nella misura possibile, del contato
diretto."
La Chiesa, responsabile di evangelizzare, è consapevole
di che evangelizzare è comunicare e evangelizzare bene
è comunicare bene. Lei sempre si è appoggiata ai mezzi
di comunicazione delle varie epoche , nonostante che
nemmeno sempre, in ogni luogo, com sufficente zelo e
preparazione.
Così aggiunge p. Lino :" Quando, nel 1948, il Pime
há accettato sua missione l'allora Territorio federale
dell'Amapà- Brasile, i mezzi di comunicazione erano
molto rudimentali.
Per affrontare le distanze, um alto falante gracchioso,
posto in alte torri, era il massimo. Nelle Chiese i
microfoni erano, quasi sempre, uma vera disgrazia. Ma si
riusciva a capire qualcosa. Per informare la società
degli avvenimenti generali si sfruttava uma emittente
radio del governo locale. Istintivamente, il cervello di
noi missionari si trasformava in uma fucina di
invenzioni. Eccone alcuni esempi.
Ci si chiedeva como avere um contatto com le periferie?
Solo contatto diretto, di casa in casa. Armati di um
campanello, si dava l'avviso. I cani ( sempre i primi),
bambini e pure gli adulti si riunivano all'ombra di um
albero o all'entrata di uma casa e così si iniziava il
catechismo. La situazione migliorò quando il semplice
campanello è stato sostituito da uma potente tromba in
Sibemolle. I suoi suoni, alle volte, um pò indecorosi
all'inizio, com la pratica sono arrivati a trasmettere
melodie apprezzabili: único problema i cani, che non
sopportando le note acute, univano alla musica i loro
tritissimi lamenti."
E come raggiungere la foresta e la campagna?
" Visto che era impossibile avere contatti costanti
com le comunità disperse lungo la foresta abbiamo
approffitato delle maestre delle elementari dei villagi.
A loro facevamo capo tutto ciò che era l'insegnamento
del catechismo. Armati di ciclostile (il computer
dell'epoca), preparavamo le lezioni settimanali di
catechismo e le consegnavamo alle maestre. Con le quali
mantenevamo um continuo contatto per prepararle. Poi um
altro mezzo che ci há dato molto successo sono state le
operette teatrali. La gente rimaneva incantata."
Oggi il progresso nelle comunicazioni sociali è tale da
dar vertigini. Allora ci chiediamo:
Il mondo delle comunicazioni che cos'e'? Certamente uma
domanda obbligatoria per um processo di comprensione del
fatto. E' necessario oltre tutto fare pure uma
considerazione : il mondo delle comunicazioni in
contesto ben preciso che e' quello missionario. Nessuno
puo' negare che il mondo missionario sempre há agito
com mezzi di comunicazione nel senso piu' lato del
termine: scuole, libri, mezzi di trasporto,
altoparlanti, ecc..Infatti ne abbiamo avuto la conferma
pure dall'anziano missionario,p.Lino Simonelli.
Che cosa vuol dire tutto questo?
Gli evangelizzatori mai si sono sottratti agli aiuti
mass-mediatici e quindi non si vede il perchè alle
volte certe resistenze di certi missionari alle
innovazioni tecnologiche dei mezzi di comunicazione. Io
credo che certe collocazioni negative avvengono per il
fatto di uma mancanza di conoscenza. Infatti noi vediamo
come il missionario è stato preparato, quali mezzi gli
sono piu' confacenti e allora agisce tranquillamente e
com un certo dominio.Si sente a suo agio. Ma dove gli
sono sconosciuti ecco allora la sua insicurezza
dimostrata in critiche, alla volte spietate, contro i
mezzi di comunicazione odierni, facendo addiritura
campagne dal pulpito com slogans di questo tipo
"spegni la TV per essere più cristiano".
Questo significa che il fatto non e' dato dall'avversita'
ai nuovi mezzi ma si dal fatto che gli sono
profondamenti sconosciuti. E' uma questione puramente di
conoscenza. Quindi il mondo missionario, uma volta che
conosce i meccanismi dei nuovi mezzi, nè sa
valorizzare, perche' non puo' tirarsi indietro
all'urgenza dell'evangelizzazione che la sente propria.
Infatti il missionario si trova sempre in territori dove
si sta iniziando uma vita di Chiesa, o è molto Giovane.
Per cui il numero esiguo di missionari fa si che il
ricorso ai vari mezzi possa essere um utile aiuto
all'urgente evangelizzazione. Non è uma novità vedere
come molti missionari si prodigano tanto per far fronte
all'urgente testimonianza evangelica. E inoltre come
meglio sfruttare questi nuovi linguaggi per integrarli
ad uma efficace evangelizzazione.
L'uso dei mezzi di comunicazione nell'azione
evangelizzatrice sono i più svariati. Vediamo alcuni.
Um missionario, p. Lino Zucchi, Saveriano, há scoperto
quanto è necessaria uma riflessione a piccoli gruppi
com um linguaggio tipo multimediale. Così há
organizzato e realizzato uma mostra itinerante composta
di uma ventina di manifesti, di tipo molto artigianale,
che illustrano la tematica da affrontare volta per
volta. Fà i contati com i gruppi comunitari delle
parrocchie e stabilisce il locale, il giorno e la ora
per fare uma previa presentazione della mostra. In quel
momento i partecipanti cercano di capire il messaggio,
facendo le possibile domande, a partire di ciò che
stanno vedendo, per capire ogni linguaggio che è stato
esposto. Una volta terminato, tutti se ne vanno a casa
per poi ritornare la settimana successiva per assistere
alla riflessione condotta dal p. Lino. I partecipanti,
che non superano mai um numero di 35, si soffermano per
un'ora, dando seguito ad ulteriori chiarimenti com
proposte propositive. Segue poi l'orazione conclusiva
composta da un salmo tratto dalla Bibbia. Questo mezzo,
usato per evangelizzare da parte di p. Lino, aiuta ad
avere um contatto direttamente com la persona e dove
questa persona si sente coinvolta direttamente. È più
facile, in questo caso, che l'individuo si senta a suo
agio, perché è lui che agisce e non subisce solo. Un
mezzo, come in questo caso la mostra itinerante, può
permettere um processo formativo dove l'essere umano è
attore e non um semplice spettatore.
Altro esempio. Siamo nella diocesi di Abaetetuba. Nella
periferia c'è uma semplice comunità dove si riunisce
domenicalmente per celebrare i suoi incontri di
preghiera in uma capella fatta parte in muratura e parte
in legno. Mi ricordo, um bello giorno, quando fui
lezionare um corso di liturgia affinchè fosse sempre più
comunicativa, um gruppetto di giovani mi ha preso in
disparte, e mi ha invitato alla loro cappella, che si
trovava a pochi passi, per vedere la loro televisione
che avevano da poco installato. Ad um primo momento sono
rimasto um pò sorpreso come mai uma comunità, così
povera, aveva tanti denari per mettere uma TV in uma
cappella. I ragazzi ben animati, nell'entrare, mi
indicano a destra, la parete di legno, bem a lato
dell'umile altare. C'è um buco rettangolare coperto da
um vetro. Poi si dirigono dietro la stessa parete e
fanno scorrere uma tendina e accendono la luce ed appare
um ragazzo prima e poi uma ragazza, in primo piano, com
um microfono, dicendo com uma certa solennità e
espressività: "Signore e signori, siamo giunti
alla fine della nostra orazione domenicale, ora abbiamo
degli avvisi importanti da darvi..." Naturalmente
mixato com um brano musicale di fondo. È la televisione
in diretta.
Com questo metodo, mi dicevano, le persone che
partecipano alle celebrazioni domenicali non sono più
tentate a lasciare la cappella prima del tempo, ma
rimangono fino alla fine. Infatti, "quando non
avevamo escogitato questo tipo di comunicazione la gente
arrivata alla fine della celebrazione se ne andava senza
ascoltare gli avvisi. Ora, invece, rimangono fino
all'ultimo avviso,e per di più soddisfatti."
Il metodo che sono riusciti, nella loro semplicità,
riesce ora a intrattenere tutti fino alla fine. È
evidente che il linguaggio televisivo è ormai nella
testa di tutti, per cui non possiamo tapparci gli occhi
e la mente cercando di ignorare tale realtà. Quella
semplice comunità dell'Amazzonia há capito benissimo
la logica della sua gente, e com um processo molto
semplice e povero è riuscita ad andare incontro
all'esigenze della sua gente. Adeguandosi a um nuovo
tipo di mentalità, che è quella audiovisiva.
Ormai, la televisione è presente ovunque, anche nei
posti più lontani della foresta. Sarà che è
totalmente neutra?
È comune sentire dire che la televisione non insegna,
ma la gente impara molte cose. Si nota che i bambini,
ora, sono più svegli e questo lo si attribuisce alle
tante ore che i fanciulli assistono i programmi
televisivi. E solo per ricordare alcuni dati ottenuti
attraverso uma inchiesta realizzata negli Stati Uniti
tra il 20 di aprile e il 18 di maggio del 1999, mostra
che il 48,2% dei bambini americani há um televisore
nella sua stanza da letto e i giovani assistono uma
media giornaliera di 4 ore e mezzo la televisione. La
televisione , il computer e i video games sono sempre più
presenti nel mondo familiare secondo questa quarta
inchiesta annuale del Centro Pubblico di Politica
Annemberg dell'università della Pensilvania. Conclude
la "ricerca" che i bambini dedicano molto più
tempo agli audiovisivi che agli impegni scolastici,
ridotti ad 1 ora e 14 minuti. Com questo si capisce che
la TV non há nessuna autorizzazione per insegnare, ma
questo non vuol dire che non abbia nessuna capacità
educativa. Per cui da qui possiamo capire come quanta
gente di Chiesa affronti il tema televisione cercando di
eleminarlo invece di aproffittarne per l'azione
evangelica. Sapendo poi che agiscono completamente
all'opposto di ciò che dicono. Infatti nella loro
privatezza ne fanno uso tale da condizionare il loro
modo di pensare e agire senza rendersene conto.
Uma cosa importante è che la televisione riesce a
spuntarla com ogni pulpito perché comunica a livello
emotivo. Mentre gente di Chiesa comunica a livello
tradizionale razionale. Quindi come fare questo
interscambio tra l'emotivo e il razionale? E la
comunicazione può avvenire in quanto ciò succederà.
Quindi, partire dall'aspetto emotivo, attraverso
interazioni, per sfociare a uma capacitá
riflessiva-razionale. Oggi non possiamo piú parlare di
mass media in um processo di evangelizzione separato di
tutto um contesto socio-ecclesiale.
Mezzi di comunicazione nell'Amazzonia
orientale
È
un'area che comprende circa 1milione e 400.000 kmq.
In generale predominano i mezzi stampati come giornali,bolletini
e tabloidi. In tutte le diocesi e prelature servono
questi mezzi per diffondere le proprie idee e attività
affinchè possano raggiungere tutte le comunità anche
le più disperse della foresta. Nella stessa linea,le
parrocchie si concentrano nella realizzazione di um
semplice bolletino, generalmente, com periodicità
mensile che serve a diffondere le attività pastorali e
le promozioni festive parrocchiali. Questi lavori sono
fatti da volontari.Sono poche le circoscrizioni
ecclesiastiche che hanno persone contrattate legalmente
per um lavoro specifico della comunicazione.
Al riguardo ai mezzi stampati è importante mettere in
rilievo due giornali. Il primo - Voz de Nazaré -
settimanale della basilica di Nazaret - Arcidiocecesi di
Belèm, è distribuito praticamente in tutte le diocesi
e prelature della regione orientale dell'amazzonia.Possiamo
dire che è il giornale più importante della Chiesa
nella regione.L'altro giornale, com dimensioni molto
minori, è - O Cabano- della Prelatura di Óbidos, nella
regione bassa Amazzonia. La sua circolazione va oltre la
stessa Prelatura. L'importanza di questi giornali è
dato dal fatto che hanno pubblico più svariato e che va
oltre a quello stesso ecclesiale. Le prelature di Cametá,
Marajó, Xingu e Itaituba possiedono bollettini mensili
di poca espressività. Il pubblico di questi stampati si
riducono ai parroci o lideres delle comunità ecclesiali
di base .
Circa la Radio, nonostante sia uno strumento di
comunicazione che più apassiona la gente dell'Amazzonia
ed há um grande potere di accesso alla regione,
possiamo dire che le Chiese locali investono di modo
molto aprossimativo e inadeguato al mezzo specifico. È
comune, da alcuni anni, le cosidette radio popolari, di
semplici altoparlanti. In tutte le diocesi ci sono.
Generalmente funzionano nei campanili esistenti o in
altri luoghi parrocchiali o comunitari, com um semplice
studio diretto da laici.
Um altro spazio radiofonico che sta per diffondersi
nella regione è il mezzo conosciuto come radio
comunitaria. Conforme la legislazione brasiliana, le
radio comunitarie hanno um raggio di copertura bem
limitata, com um'area limitata di um raggio uguale o
inferiore a mille metri, iniziando dalla stazione
trasmittente, destinate a servire uma determinata area
di um quartiere, um piccolo villaggio o uma località
bem piccola. Le radio comunitarie rappresentano un mezzo
efficace a servizio della democratizzazione della
comunicazione. Negli stati del Parà e Amapà già ci
sono più di 40 radio che hanno sollecitato la loro
approvazione nel Ministero delle Comunicazioni dopo che
è stata riconosciuta la legge che regola la libera
radiodiffusione comunitaria. Le parrocchie sono in prima
fila nel richiedere allo stato l'uso di tale frequenze
radiofoniche.
La radio più importante, della regione amazzonica
orientale, è fuor di dubbio Rádio Rural AM di Santarém
com più di 33 anni di esistenza, poi c'è la Rádio
Educadora di Bragança che è della stessa epoca e la Rádio
Nazaré FM dell'arcidiocesi di Belém che è uma
esperienza recente e che già presenta risultati
soddifacenti. È bene ricordare che nella stessa
regione, la diocesi di Macapà aveva uma emittente radio
e che per motivi amministrativi non há saputo
mantenerla e l'há praticamente svenduta, ed ora sta
cercando di installare un'altra.
In relazione all'aspetto televisivo possiamo dire che è
ancora insignificante la presenza della Chiesa nella
nostra regione. Esiste uma preoccupazione di realizzare
dei ponti di retrasmissione del canale cattolico
nazionale Rede Vida. Alcune diocesi hanno già raggiunto
lo scopo, altre stanno concentrando ogni energia per
tale fine. Possiamo dire che si spendono molti soldi per
trasmissioni che le Chiese locali, di tale area, sono
dei semplici spettatori. Questo in quanto i ponti di
retrasmissione non possono organizzare e produrre
programmi locali. Uno dei punti, allora, che faccio
presente alle Chiese della regione amazzonica orientale
è la seguente : "Come pretendete organizzare uma
emittente televisiva quando non sapete realizzare uma
santa Messa domenicale nelle TV locali, spazio
gentilmente donato da queste emittenti?
Quanto si spende con i mezzi di
comunicazione
Infelicemente,
il poco che si investe, a livello finanziario, nella
dinamica della comunicazione è quasi esclusivamente nei
mezzi. Per produrre um bollettino mensile di quattro
pagine, bianco e nero, com uma tiratura di 500 copie,
uma diocesi o prelatura spende in media di 80 a 100
dollari. È il mezzo più a buon mercato e che richiede
minori sforzi tecnici. In generale sono prodotti da
laici, sacerdoti e suore nella base del volontariato e
per cui com poca o senza nessuna formazione tecnica al
riguardo. L'único giornale, VOZ di NAZARÈ, spendono
mensilmente circa 6000 dollari per la confezione e
amministrazione del prodotto. Mentre per la stampa è
tutto donato dalla famiglia Maiorana, detentrice del più
importante giornale del nord e nord est del Brasile, O
LIBERAL.
Quanto all'aspetto radiofonico si spende poco in uma
radio popolare.
Per montare uma radio comunitaria spendesi in media 1300
dollari. Le diocesi che hanno delle emittenti radio,
generalmente, si mantengono com entrate proprie di
pubblicità, promozioni e aiuti che provengono
dall'estero.
Ci sembra evidente che la televisione sfidi le diocesi e
prelature. Nel desiderio di acquisire e installare um
semplice ponto di retrasmissione per uma grande città
si arriva a spendere da 200.000 a 600.000 dollari. La
tradizione della regione ecclesiale amazzonica
orientale, nell'aspetto della comunicazione, sempre há
investito nei mezzi della comunicazione, se pur in
maniera alle volte non molto profissionale. Le diocesi e
prelature di piccola statura spendono in media,
annualmente, da 7000 a 40000 dollari, senza considerare
il mezzo televisivo. Mentre l'arcidiocesi come Belem,
città bem più grande, può arrivare ad um bilancio
annuale a partire da 950.000 dollari.
Considerando, pertanto, la realtà di queste
circoscrizioni ecclesiastiche e identificando nuove
sfide, il settore delle comunicazioni sociali della CNBB
Nord 2 há elaborato um progetto, com la durata di tre
anni, di formare lideres, affinchè studino e diano
sempre più consistenza a um programma di Pastorale
della Comunicazione nella Chiesa. In questo senso il
settore della comunicazione cerca di preparare persone
che non si riducano a saper solo usare i mezzi, ma anche
conoscere la loro complessità e a saper recepire i loro
messaggi, cosa che le Chiese locali della regione sembra
che poco si preoccupano.
Per questo obiettivo la pastorale della comunicazione
della CNBB Nord2 há previsto uma spesa di 61000 dollari
che sono repartiti tra le varie diocesi e prelature com
finalità esclusive di formazione. Naturalmente è stata
formulata uma strategia affinchè potesse garantire il
buon esito dello stesso. Um progetto elaborato non
dall'alto ma a partire dalle basi. Quindi abbiamo
compiuto um'analisi della realtà esistente a livello di
comunicazione e dei mezzi di comunicazione. Avuto il
quadro della situazione , abbiamo formulato proposte per
le diocesi e prelature ed elaborato um progetto e uma
strategia di lavoro, sottomettendo il tutto ai vecovi
della regione episcopale, i quali ne hanno riconosciuto
l'importanza e la validità di um processo di pastorale
della comunicazione. Riconosciamo che è grandissima la
tentazione, magari com l'intenzione di contrastare le
sette che imperversano soprattutto nell'ambiente
urbanistico, di voler moltiplicare i mezzi di
comunicazione per raggiungere um maggior numero di
persone. Ma avere più mezzi non sempre significa
evangelizzare di più, alle volte è il contrario. I
mezzi sono importanti, però più importante è
conoscere il processo di comunicazione e saperlo
condurre in modo da comunicare veramente.
Infatti il primo luglio del 1999 abbiamo iniziato nella
periferia della metropoli Belem, Amazzonia, Brasile, um
corso di formazione per professionisti della
comunicazione, in particolare dando attenzione a giovani
che non hanno la possibilità di accedere all'università.
Fino a dicembre dello stesso anno, in um totale di 740
ore di lezioni, hanno il necessario per diventare
professionisti in campo radiofonico, televisivo,
giornalistico, e perciò di essere in grado di produrre,
ad esempio, il proprio giornale locale alternativo a
quelli già in diffusione o um qualsiasi programma
radio-televisivo. L'iniziativa intende essere a servizio
della Chiesa ma anche della società, per il fatto che
contribuirà alla lotta contro la disoccupazione e
risponderà quindi agli obiettivi della campagna
quaresimale di fraternità di 1999 della Chiesa in
Brasile, " Senza lavoro, perchè?".
Quante persone lavorano nei
mezzi di comunicazione?
La
maggioranza delle diocesi e prelature non há persone
che lavorano con um contratto di lavoro legalizzato.
Sono persone che si sentono coinvolte per la novità e
il fascino dei mezzi, e per cui dedicano uma parte del
loro tempo nella base del volontariato o per um'offerta
saltuaria. In questo modo si può constatare che ci sono
dei periodi che vi sono molte persone impegnate ed in
altri momenti si riducono a uma o due o poco più
persone. Verificasi, quindi, la non costanza
dell'impegno di coloro che si responsabilizzano nella
conduzione dei progetti e pure, alle volte,
l'improvvisazione, della cosidetta "ultima
ora", degli stessi .
I
MEZZI CI IMPONGONO ULTERIORI E CONTINUE RIFLESSIONI
PER CAPIRE LE NUOVE MENTALITÀ CULTURE
Si
vede um certo scollamento tra l'uso della parola del
missionario e la realta dei destinatari soprattutto
quando sono giovani. La grande difficoltà è capire la
nuova mentalità che è rappresentata, in modo speciale,
daí giovani. Questa mentalità è oramai diffusa
ovunque. Non scappa nessuna cultura, anche la più
remota del suolo terrestre.
Mi ricordo, nella visita che ho fatto alla Guinea Bissau
in occasione della realizzazione di um documentario
televisivo, in um incontro di giovani nel paese di
Bubaque, arcipelago dei Bijagos, nel corso di uma
semplice e improvvisata conferenza mi sono piovute
diverse domande che però facevano capo alle
trasmissioni televisive delle telenovelas brasiliane. Al
che ne sono rimasto altamente stupito come dei giovani
lontano da tutto e da tutti, è bene ricordare che è um
arcipelago in mezzo all'oceano, e pure di um certo
progresso (C'era qualche televisore solo nel paese e il
resto della regione era completamente sprovveduto) erano
interessati in trasmissioni televisive del tutto
estranee alla loro realtà. Come erano riuscite a
intaccare il loro interesse della loro quotidianità di
villaggio, e siano riusciti a varcare i loro proprii
confini. Mi sono chiesto che cosa há fatto per
suscitare tanto interesse, in quei giovani, il mondo
televisivo brasiliano. Infatti sapendo che io lavoravo
come missionario in Brasile, hanno ritenuto che potevo
fornirle maggior notizie su come si svolgono queste
telenovelas. Quindi la loro preoccupazione non è stata
di conoscere la vita della Chiesa in Brasile, ma bensì
come si svolge la vita, se così possiamo dire,
"sociale" dei brasiliani. Quindi um semplice
televisore há incominciato a introdurre interessi del
tutto estranei alla vita di quei giovani. E il loro
mondo, benché isolato geograficamente, era collegato
com altri mondi e modi diferenti di essere. Mi ricordo
che la loro attenzione era tale da non sentire uma mosca
in sala. Forse nessuna lezione di catechesi non era
seguita com tanto interesse come quella mia
testimonianza sulla TV brasiliana. Infatti il padre
missionario del Pime che là risiedeva me lo confermava.
Oramai l'aria culturale che si respirava pure in quella
piccola e povera nazione,la Guinea Bissau, non era più
la stessa. Um semplice televisore há modificato gli
interessi della gente. Il mezzo televisivo há permesso
di sconfinare i propri confini, pure dei poveri. Gli há
permesso di "sognare" oltre le loro esperienze
e la loro cultura.
Allora mi sono chiesto:"come reagisce l'azione
missionaria di fronte queste trasformazioni
culturali?".
In dicembre di 1998 ho partecipato all'incontro
nazionale dei settori di comunicazione delle regioni
episcopali del Brasile, promosso dall'ufficio nazionale
delle comunicazioni sociali della stessa. Sono comparsi
poco meno della metà. Di questi, solo uma regione
episcopale sta facendo um lavoro di pastorale della
comunicazione, mentre gli altri si sono limitati a fare
uma pastorale dei mezzi di comunicazione. Quindi
possiamo dire, tra quelli che non si sono ancora
organizzati e tra quelli che si limitano a fare um'azione
specifica com i mezzi, che la Chiesa in Brasile, per
esempio, non sta conducendo um processo di
comunicazione, ma si limita ad um aspetto della
comunicazione che sono i mezzi. È uma visione molto
reduttiva della comunicazione che sfocia necessariamente
in azioni di breve durata, senza tra l'altro raggiungere
l'obiettivo primordiale che è comunicare.
È chiaro che chi conduce tale ufficio há la massima
responsabilità in quanto non riesce a articolare com
idee chiare in che consiste PASTORALE DELLA
COMUNICAZIONE perchè pure lui, forse, non há capito
tale processo. Quindi sarà molto difficile che si
faccia uma pastorale comunicativa, ma bensì tante
attività per riempire um paliativo comunicativo. Quindi
la gente ci segue ma non ci capisce, oppure
semplicemente se ne va per altri destini.
Alla fine del mese di giugno del 1999 mi trovavo in
Tucurui, uma città a più di 300 Km di Belem, capitale
dello stato del Parà. Uma città trasformatasi com la
famosa stazione idroelettrica sul fiume Tocantins.
Appartiene alla circoscrizione ecclesiastica della
Prelatura di Cametà. Per l'appunto, mi sono recato in
quel luogo per realizzare um corso di comunicazione di
come realizzare uma santa Messa via televisione e radio.
Ho scoperto che questa Messa era seguita pure in luoghi
distanti dove non c'era la luce e che il sacerdote si
reca uma volta all'anno. Ed allora ho saputo, per
esempio, che uma comunità aveva um televisore e lo
accendeva com la batteria della barca di proprietà di
um inegrante della stessa. Così tutte le domeniche alle
ore 10 e 15 si predispongono a formula di circolo
intorno al televisore e accompagnano la s. Messa. Quindi
il sacerdote si comunica direttamente com loro tutte le
domeniche. Mi riferivano, pure, com quale attenzione
seguano il sacrificio eucaristico. Uma autentica comunità
animata da um televisore. Nell'amministrare le lezioni
ho tenuto conto di tutto ciò, considerando pure questo
tipo di pubblico. "Quando stiamo celebrando, dicevo
al gruppo responsabile della trasmissione, teniamo conto
di questa gente che ci accompagna? E allora cerchiamo di
fare dei canti che possono pure loro cantare, leggere in
maniera semplice e accentuata e tradurre certe parole
non facili per persone che non hanno accesso agli studi.
Aiutiamo a partecipare con gesti, che non possano vivere
da vicino, l'offertorio, la comunione...Qualsiasi cosa
che stiamo facendo durante la Messa pensiamo sempre a
loro che stanno dell'altra parte del televisore e
sforziamoci di vederli perché il nostro messaggio è
troppo importante e deve arrivare fino a loro."
Tra le tante iniziative che sono sorte poi è da
distaccarsi l'avviso alla fine della S. Messa, di
chiedere al pubblico che mandasse letterine chiedendo
intenzioni di preghiera o ricordare qualche evento
speciale. Questo è stato um modo per cionvolgere sempre
di più la gente e le stesse comunità alla S.Messa
celebrata attraverso la televisione.
In um incontro di Pascom (Pastorale della Comunicazione
Sociale) della diocesi di Ponta de Pedras - foci del rio
delle Amazzoni- è stato rivelato che il 90% della
popolazione urbana assiste la televisione mentre il 10%
ascolta la radio. Invece la popolazione che abita nella
campagna o nella foresta avviene al contrario e cioè il
90% ascolta la radio e il 10% assiste la TV.
Sottolineano pure che la gente della campagna sta
comprando sempre più antenne paraboliche, aumentando
così l'usuario della TV pure nella zona rurale. Si fa
notare che in luoghi dove non c'è la luce si
improvvisano delle batterie per far funzionare uma TV
com l'antenna parabolica. Circa l'uso dei giornali è
ridotto ai minimi termini, um dato approssimativo dal 2%
al 4% ne fanno uso. Questo quanto rappresenta il mondo
sociale di uma parte dell'arcipelago del Marajò circa i
Mass Media: TV, Radio e giornali. E circa la Chiesa,
rappresentata dalla diocesi di Ponta de Pedras, quali
Mass Media detiene?
Facendo uma lettura rapida della loro realtà siamo
giunti a concludere che la preferenza ai media
"giornali" sta in primo posto. Infatti quase
tutte le parrocchie hanno um bollettino o um semplice
giornale nella sede della diocesi. Al secondo posto c'è
la radio, dove prevalgono due radio comunitarie che
hanno um potere di raggiungere um raggio di 1km., ed ora
stanno organizzandosi per installare uma emittente radio
FM educativa diocesana.
Osserviamo che la Chiesa, in questo caso, usa mezzi
mediatici che la società li pone in ultimo posto.
Infatti la gente legge sempre di meno, però la Chiesa
da priorità a mezzi stampati ( Infatti quasi tutte le
parrocchie hanno um giornale o bollettino). Ma ciò che
fa più pensare è che tutti questi mezzi hanno um loro
modo di pensare e di agire. Ognuno possiede um suo
condizionamento. Ebbene in questo caso la TV fa la parte
del leone e quindi gli altri mezzi si adeguano a lei.
Per cui i destinatari della Chiesa prima di essere
fedeli della Chiesa sono fedeli della TV. La Chiesa,
pertanto, si trova in secondo piano e la sua voce è
sempre messa in ombra dalla TV.
Ci chiediamo : serà che quella Chiesa capisce i suoi
destinatari? Conosce seriamente le persone a cui
annuncia la buona notizia? Intende il modo di ragionare
e agire dei suoi fedeli a partire da questi
condizionamenti televisivi? È presente nella vita della
gente o semplicemente si adegua al mondo e ad um
semplice consumo senza interloquire per poter recepire
um nuovo modo di pensare e agire dell'essere umano?
Infatti uomini di Chiesa agiscono perfettamente quanto
la gente. Preferiscono la TV ma danno priorità al mezzo
stampa nel loro agire della loro azione pastorale.
Uma delle nostre preoccupazioni, come settore delle
comunicazioni della regione episcopale, è aiutare,
pertanto, i nostri missionari perchè siano più
presenti nei mass media e nel modo giusto, scoprire e
sfruttare le nostre capacità. Molti obiettano: noi non
siamo fatti per questo, non siamo capaci, non abbiamo il
coraggio, ecc.
Altri si lanciano senza paura nei più svariati mezzi di
comunicazione e pensano solo a fare, senza curarsi del
modo. Così da uma parte si resta inoperosi, dall'altra
si fa all'insegna dell'improvvisazione, col rischio di
non essere efficaci e compromettere il messaggio
prestabilito. Ora, ai primi io rispondo che non è
questione di essere capaci o meno; anzitutto bisogna
credere in quello che siamo, allora non si avrà paura
di "vendere il prodotto", cioè di
testimoniare chi siamo. È da lì che nasce uma forte e
autorevole comunicazione. Ai secondi voglio ricordare
che è necessaria e doverosa uma specifica preparazione.
Il nostro sapere non si riduce a quello che abbiamo
appreso nel passato, ma è sempre um divenire
circoscritto nella conoscenza data da tante circostanze
epocali. Come dice padre Lino Simonelli "noi siamo
alle volte um pò troppo avventurosi e facilitoni nel
fare comunicazione".
Noi parliamo troppo senza conoscere realmente i nostri
recettori, le loro situazioni, condizioni di vita, e il
nostro messaggio vola sopra le teste. Abbiamo speso
fiumi di parole e alle volte siamo rimasti com um pugno
di mosche in mano. È l'inneficacia della parola.
Mentre vediamo cosa dice il profeta Isaia:"Come
infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi
ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla
fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al
seminatore e pane da mangiare, così sarà della mia
parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza
effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza
aver compiuto ciò per cui l'ho mandata."
Spostandosi in Asia, e più precisamente in India,
p.Puludindi Premanandam, missionario del Pime, dice che,
nella sua diocesi di Eluru, tra l'altro abbastanza
povera, i mezzi per evangelizzare non vanno oltre agli
stampati e alle proiezioni di filmati durante le
catechesi e le riunioni dopo le sante messe. La maggior
parte dell'opera missionaria si dedica in costruzioni di
chiese, scuole e centri sociali di assistenza. Questo
rivela come i mezzi specifici di comunicazione sono
cosiderati, praticamente, come un corollario dell'azione
missionaria per renderla, forse, più attraente.
L'importanza del messaggio che Dio ci affida per la
salvezza dell'essere umano non basta che sia
semplicemente annunciato. Il linguaggio della
comunicazione há criteri propri che vanno rispettati,
tenuti presenti anche soprattutto da coloro che si
pongono al servizio della Parola. In questo contesto, è
importante che colui che evangelizza sappia e conosca
bene, ad esempio, la grammatica dei vari linguaggi
comunicativi odierni.
ANÁLISE
DE CONTEXTO
1. Contexto
Nacional:
A
Sociedade brasileira está vivendo uma época crítica.
A crise econômica e a crescente dependência externa
tem colocado o país à beira de uma desordem social sem
precedentes na história. A longo prazo a sobrevivência
do Brasil depende da solução que for encontrada pelos
segmentos sociais populares, ou seja, depende de uma
aliança popular. Porém a crise maior que paira sobre a
sociedade brasileira, não está relacionada somente a
essa conjuntura difícil, nem mesmo à crise econômica,
mas a algo mais profundo: auto-estima, valores, destino,
identidade diante de si e do mundo. De forma consciente
ou não seremos cada vez mais chamados a tomar decisões,
num ou noutro sentido, que dizem respeito a uma pergunta
decisiva: Afinal, o Brasil tem sentido?
O processo histórico da transição da colônia de
ontem para a nação de amanhã foi interrompido por uma
revolução burguesa passiva que transformou o Estado
brasileiro em instrumento exclusivo de defesa de seus
mesquinhos interesses de classe, consolidando o regime
burguês como um regime anti-nacional, anti-social e
anti-democrático. A aspiração da sociedade brasileira
de se constituir como Nação encontra-se, portanto,
bloqueada.
No plano econômico, o bloqueio se traduz na reversão a
um tipo de dinâmica característico do estágio
anterior à industrialização. Não se trata
evidentemente de uma volta ao modelo primário-exportador
pré 1930. Os tempos são outros e o Brasil é outro.
Significa contudo, regredir ao tempo em que o dinamismo
principal da economia era o mercado internacional. Em
outras palavras: os impulsos mais importantes do
desenvolvimento estão imigrando do mercado interno para
o mercado internacional. Daí se origina uma lógica de
acumulação que torna a economia mais vulnerável e
dependente.
No plano da posição do Brasil, a interrupção do
processo de construção nacional significa a redução
do país a um estatuto neocolonial. E, no plano social,
ela provoca aumento da exclusão nas relações sociais
e consequentemente a explosão da barbárie no
quotidiano da vida dos brasileiros.
Desde o começo dos anos 80 o desemprego vem crescendo.
No Brasil, o quadro é dramático. 20% da população
economicamente ativa esta desempregada. De cada 20
trabalhadores, 04 estão desempregados. Entre os jovens
este índice pode alcançar ate os 50%. Isto e, de cada
20 jovens, 10 estão desempregados. É um problema
estrutural que atinge principalmente os países que
adotam um modelo econômico similar ao do Brasil,
voltada para o mercado externo, com altas taxas de juros
e com a moeda nacional indexada ao dólar. O desemprego
por sua vez gera outras forma de exclusão. São as
pessoas que sobram na organização do sistema.
O Brasil uma das tecnologia de comunicação mais avançada
do mundo, porém, pesquisa feitas recentemente dizem que
no ano 2000, o Brasil terá uma massa de 42 milhões de
analfabetos.
A Igreja no Brasil, principalmente a partir do Vaticano
II, Medellin, Puebla e Santo Domingos tem feito uma opção
preferencial pelos pobres. As Diretrizes da CNBB
expressas nos seus documentos, mas recentemente, o
Projeto Rumo ao Novo Milênio dão conta de que a nova
evangelização tem considerar os problemas da sociedade
moderna.
A Igreja procura identificar novos modos para anunciar a
proposta salvifica do Reino. Se por um lado há um esforço
de inculturacão, notadamente nos meios culturais indígenas
e caboclos, desbravando rios, florestas e povoados
distantes; existe a urgência de entrar no mundo da
cidade, da urbanização, das novas linguagens, da
"babel", que se prolifera nos meios juvenis.
Como falar para essa nova geração do audiovisual? São
perguntas que Igrejas se faz e procura descobrir no
cotidiano da atuação eclesial.
A Igreja no Brasil procura, dessa forma, interpretar os
novos elementos simbólicos que emergem com o processo
de globalização. Esta evidente nos documentos da CNBB
nacional que e preciso compreender as mudanças
patrocinadas pelo neoliberalismo e pela nova condição
pós-moderna. Sem compreender esses novos modos de
Evangelização, o missionário da Igreja no Brasil não
e capaz de evangelizar nestes novos tempos.
2.
Contexto Amazônico:
Mas
da metade da população da Amazônia reside nas cidades.
Das 298 cidades existentes em 1991, 146 tinha, até 5
mil habitantes, 137, entre 5 mil e um até 50 mil, e
apenas 15 cidades tinha mais de 50 mil habitantes. Por
outro lado nesta 15 cidades maiores mora mais da metade
da população urbana da região, mas precisamente,
56,1% (Doc. Igreja na Amazônia,1997).
Além de considerarmos que não há aqui na Amazônia um
povoamento regular, temos que ainda falar não de uma
região amazônica, mas de várias Amazônias. Algumas não
foram atingidas pela "modernização" e a
dimensão de tem e espaço são estabelecidas a partir
de outras dinâmicas que não são os grandes projetos.
Às cidades dessa Amazônia chega-se pelo rio e delas é
possível se contemplar uma paisagem cujo o limite é o
reencontro das paralelas no horizonte em que o céu e as
águas parecem se abraçar. A paisagem citadina
avista-se ao longe, aparecendo aos poucos, preguiçosamente
aos olhos de quem se aproxima, sem pressa de chegar.
Quase sempre o primeiro sinal é a torre da Igreja, tão
distante que até parece nunca ser alcançada. Assim
vista a maioria destas pequenas cidades situadas às
margens dos rios se constituem numa "pausa
repousante da monótona sucessão de matas que cobrem as
margens do rio Amazonas.
A essas cidades pequenas e médias, localizada a beira
de rios frutuosos, soma-se alguns conglomerados urbanos
denominados de metrópoles (Belém e Manaus) que
apresentam um retrato diferente da Amazônia. Aqui nesta
região não temos somente a beleza exuberante da fauna
e da flora. Arranha-céus já roubam, muitas vezes, o
olhar dos viajantes que aqui chegam. A Amazônia não é
feita só de matas e jacarés. A modernidade chegou aqui.
Essa talvez seja a Amazônia que pouco se conhece para
os que nunca aqui pisaram.
De forma similar podemos imaginar a população. Há
apenas "índios" e "caboclos" na
Amazônia? Muitos ainda ousam dizer que sim. Porém na
Amazônia se convive com os mais variados grupos étnicos
possíveis. Japoneses, Polacos, Italianos, Gaúchos,
Paulistas,... temos que fazer um esforço para
compreender essa mixagem populacional em nossa querida
Amazônia.
Acredito que para o missionário que vêm à Amazônia
e/ou está nessa região é preciso entrar, viver e
compreender esse mundo. É preciso inculturar-se. Tem
que haver um encontro cultural onde valores novos são
construídos a partir da vivência e da experiência
cultural dos que aqui estão.
2.1
Panorama Geral do Regional Norte 2:
O
Regional Norte 2 ( Pará e Amapá) é um dos 17
Regionais da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil
(CNBB), envolve a Arquidiocese de Belém, as Dioceses de
Santarém, Abaetetuba, Macapá, Ponta de Pedras, Bragança,
Marabá e Conceição do Araguaia e as Prelazias de
Cametá, Xingu, Óbidos, Itaituba e Marajó. A região
possui uma população equivalente a cerca de 6. 042.
783 habitantes, distribuídos em cerca de 1. 343.565
Km2, portanto com uma densidade geográfica baixa.
As distâncias são imensas, o que dificulta a articulação
e a organização da Igreja no Regional. Existem
Prelazias, como a do Xingu, uma das maiores do mundo,
que pode-se caminhar até 278 Km para encontrar um
povoado. A cidade mais populosa é Belém com mais de 1
milhão de habitantes.
Neste cenário de grandes distâncias e numa região
onde os meios e vias de transportes são precários,
torna-se necessário para o bom desenvolvimento do
trabalho pastoral um planejamento estratégico que
supere essas barreiras e possibilite o intercâmbio e a
interação das várias experiências pastorais.
Baseados neste contexto, a CNBB Regional estabeleceu uma
divisão por áreas para facilitar a execução das
atividades. Área I (Cametá, Abaetetuba, Ponta de
Pedras, Bragança, Belém, Macapá e Marajó); Área II
( Conceição e Marabá); Área III (Xingu, Óbidos,
Itaituba e Santarém).
O Regional Norte 2 abrange os Estados do Pará e Amapá,
com uma Arquidiocese, sete Dioceses e cinco Prelazias.
É ainda uma região estritamente missionária: Dos 15
bispos, 11 são de origem estrangeira e a maioria é
religiosa. O clero é também constituído em mais de
75% de religiosos oriundos de fora.
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